‘’Non vi è più una
macchina che si espande liberamente nel circostante ma un insieme di
interrelazioni tra le cose.’’
‘’Nuova soggettività. L'architettura tra comunicazione e informazione’’
Antonino
Saggio
Crisi.
La macchina come la città contemporanea.
La
città è il laboratorio dove le dinamiche sociali, culturali, e non solo,
prendono forma.
I
confini urbani si trasformano.
La città si diffonde sul territorio, si espande,
cambiano le relazioni fra centro e periferia.
In questo scenario di cambiamento
la città continua a svolgere attività e funzioni produttive, commerciali e
terziarie, non più riconducibili a zone precise del territorio, come invece
accadeva in passato. Il territorio si fa multipolare e richiede una nuova
capacità di integrazione.
La crisi della città contemporanea rappresenta un’occasione per un generale ripensamento dei modi d’uso del territorio. Siamo alla ricerca di nuove strategie e tattiche di trasformazione urbana che si muovano in un’ottica di ecologia, del riuso piuttosto che dello spreco, sia degli spazi che delle risorse disponibili. Nei nostri territori, e qui credo che il discorso possa essere esteso anche al tema del Tevere, esiste una grande quantità di spazi residuali ed edifici dismessi, spazi indecisi, vuoti che spesso costituiscono un problema: sono spazi costantemente generati dalla città che, pur appartenendo al paesaggio quotidiano, rimangono ‘’inattivi’’ sotto i nostri occhi. Questi spazi senza nessun senso e significato nella struttura urbana, ne rappresentano una delle maggiori potenzialità e quindi capaci di mettere in circolo degli input nel territorio.
Questi luoghi sono gli spazi della possibilità.
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